Serata molto interessante quella organizzata il 14 ottobre scorso dal Lions Club Lodi Torrione in collaborazione con il L.C. Lodi Host e il L.C. Lodi Quadrifoglio per fare il punto sul noto tema del Covid 19 con l’ausilio degli illustri relatori Dott Luigi Cavanna, Primario del Dipartimento di Ematologia e Oncologia dell’Ospedale di Piacenza e del Dott Stefano Paglia, Primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lodi.
Su come il Covid, dal 21 febbario 2020, abbia sconvolto la vita sociale ed economica del Paese e del globo si è già detto molto e molto si continuerà a dire nei prossimi mesi; quindi, fortunatamente, non è stata solo una serata di numeri, anche se nessuno dei presenti dimentica i quasi 1.000 morti della città di Lodi da quel nefasto venerdì. E’ stata invece una serata che ha permesso di confrontare due modelli di sanità (quello lombardo e quello emiliano) e di provare a cercare di spiegare come mai, due delle regioni più industrializzate d’Europa e con un sistema sanitario di eccellenza possano aver subito un impatto così rilevante dalla pandemia.
Iniziamo col dire una cosa che, almeno per chi scrive, è stata un novità, ovvero il fatto che il tasso di mortalità del Covid 19 è un tasso di mortalità molto basso (2%) equiparabile a quello di una normale epidemia influenzale, questo nei fatti ha dato vita, almeno in una prima fase, ad un approccio clinico “morbido” che ha permesso al virus di diffondersi rapidamente e di generare quel massiccio flusso di accessi al Pronto Soccorso che è stato il vero “crash test” che ha messo in crisi la capacità di risposta del Sistema Sanitario Regionale. Per ammissione dei nostri relatori il problema è stato inizialmente sottovalutato e questo, a quasi due anni di distanza, fa capire quanto la capacità di risposta per limitare il virus alle provincie di Lodi, Bergamo e Brescia sia stata straordinaria.“Se il virus fosse arrivato a Milano non avremmo avuto la capacità di sotterrare i cadaveri”. Ognuno di noi porta negli occhi le immagini dei camion di Bergamo o porta nel cuore il ricordo di qualche amico o parente che non c’è più.
A fronte di questo cataclisma il Dott Cavanna ha illustrato il sistema di risposta della Regione Emilia Romagna basato sul rafforzamento degli intereventi domiciliari e sulla creazione delle USCA, che hanno in qualche modo fatto da cuscinetto tra i malati e gli ospedali ormai saturi.
Un sistema diverso ma altrettanto efficace, come illustrato dal Dott Paglia, quello adottato in Lombardia: la mancanza di una rete territoriale di pronta risposta ha creato la necessità di costruire ospedali ad hoc (tutti ricordiamo quelli creati alle Fiere di Milano e Bergamo) sul modello cinese e la scelta, illuminata ad avviso di chi scrive, di creare le famose zone rosse per arginare l’ondata della pandemia.
Purtroppo è triste dirlo, ma non abbiamo ancora capito bene la malattia, l’intervento dei vaccini ha consentito di vivere oggi una situazione molto più serena rispetto ad un anno fa con aspettative certe di ripresa e ritorno alla normalità , ma ciò che ci aspetta (e la mutazione repentina del virus è sotto gli occhi di tutti) non ci deve far abbassare la guardia e ci deve aiutare a progredire, sulla base dell’esperienza passata, verso sistemi di organizzazione più rapidi ed efficienti.
La pericolosità di un virus non si misura solo con la sua letalità, ma anche con la sua rapidità di diffusione e avere la capacità di intercettarlo e isolarlo in tempi rapidi rappresenta una risposta altrettanto valida a quella clinica.
Per finire, un ringraziamento speciale, da parte di tutti i soci Lions, ai nostri ospiti e a tutto il personale medico e sanitario che, in questi mesi, hanno lavorato sacrificando aspetti famigliari e personali.
Roberto Rho
Didascalia foto:
Il Presidente del Lions Club Lodi Torrione Renzo Tansini premia il Dott Cavanna e il Dott Paglia al termine della serata.